Lupi: depositata denuncia in procura di Legambiente contro il bracconiere dell’Alta Val Taro intervistato dalla trasmissione le Iene.
L’uccisione del lupo è un reato penale: lo stato non può tollerare che qualcuno si vanti di tale atto.
Legambiente ha depositato oggi alla Procura della Repubblica di Parma un esposto di denuncia relativo all’intervista comparsa nella trasmissione di martedì scorso del programma Tv Le Iene.
Nell’esposto, che è stato curato dall’avvocato Enrica Gianola Bazzini, membro del Centro di Azione Giuridica di Legambiente, si fa riferimento a reati quali uccisione e maltrattamento di animali, nello specifico di una specie che nella normativa ha lo status di animale particolarmente protetto.
Nel corso del servizio delle Iene infatti, è comparsa un’intervista ad un bracconiere, il quale ha dettagliatamente descritto le presunte strategie di bracconaggio adottate per eliminare i lupi, vantandosi di averne uccisi (ma in alcuni passaggi parla al plurale “ne abbiamo uccisi”) almeno una quindicina; un numero che, se vero, costituirebbe una quota significativa della popolazione lupina stimata presente nell’intera provincia di Parma.
La gravità dei contenuti dell’intervista mostra una molteplicità di aspetti. Da una parte c’è il rilievo di reato penale dell’uccisione del lupo, che è protetto da varie norme sia nazionali che comunitarie, nonché delle modalità particolarmente cruente autodenunciate nell’intervista.
Dall’altra il clima di pericolo alimentato dalla trasmissione nel suo complesso, ed una velata giustificazione all’attività di bracconaggio. Infatti sono state raccolte varie testimonianze di persone che hanno affermato di volersi fare “giustizia da sé”, laddove le autorità preposte non prenderanno provvedimenti.
L’esposto è stato trasmesso anche al Corpo Forestale dello Stato, che da sempre lavora con competenza e attenzione su questo tema.
Legambiente ricorda che la convivenza tra uomo e lupo è possibile, anche per le attività più esposte come la pastorizia allo stato brado e semibrado. Esistono infatti accorgimenti e pratiche applicate da differenti Enti parco in diverse aree dell’Appennino che dimostrano come la coesistenza possa essere assolutamente gestita e si possano ridurre significativamente i danni alla zootecnia, senza giungere ad alcuno dei toni di paura o allarmismo lanciati in modo voluto sulla stampa.
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